Una bella storiella, che merita di essere raccontata, perché aiuta a comprendere l’essenza della vita.
Un mio caro amico, tempo fa, fece una bella gita in terra santa, accompagnato dalla sorellina Gisella.
Trascorse alcuni giorni nella vecchia città di Gerusalemme, li accadde che, mentre uscivano dal portico di “Salomone”, si ritrovarono accanto ad una famiglia ebrea, composta da genitori e tre figliolette. Una delle tre figliolette, che poteva avere l’età di quattro anni, rimase indietro, tanto che non riusciva più a vedere i suoi genitori.
A voce altra li chiamava “abba! “, i genitori, sentendo le grida, si voltarono subito e gli corsero incontro, vedendola le allungarono le mani per riportarla insieme a loro.
Mentre tutto ciò avveniva, il mio caro amico annotava mentalmente le azioni compiute da un “Abba!”.
Il padre le teneva stretta la mano, mentre scendevano per le strade di Gerusalemme, quando dovevano fermarsi nelle strade particolarmente affollate, il padre la custodiva con grande attenzione, affinché non si disperdesse più.
Al semaforo, il padre guidava tutta la famiglia, specie le piccole, verso le strisce pedonali, facendo attenzione alle macchine, anche se erano ferme, spesso li prendeva in braccio per non correre alcun rischio.
Le riflessioni che il mio caro amico ha voluto riportarmi sono state proprio queste:
Non è proprio di questo che abbiamo bisogno, ognuno di noi? Di un Abba! che ci sente quando lo chiamiamo? Che ci prende per mano quando siamo indietro? Che ci guida quando dobbiamo attraversare gli incroci della vita? Non abbiamo proprio bisogno di un Abba! Che ci prende in braccio e ci conduca a casa al sicuro? Non è proprio di questo che tutti abbiamo bisogno?
Questa bella storiella, mi ha fatto riflettere molto, perché noi abbiamo in cielo, un Dio che desidera essere chiamato Abba.
Questo perché vuole sempre fare il primo grande passo avanti, verso di noi, come presenza nella nostra vita che provvede e ci protegge.
Se riflettiamo insieme, ci accorgiamo che, riconoscere Dio come Signore, vuol dire accettare la sua sovranità e la Sua supremazia nell’universo; accettarlo come Salvatore vuol dire accogliere il dono della salvezza offerto sulla croce; riconoscerlo “Abba Padre” vuol dire avere la certezza assoluta, che in ogni occasione Egli compie tutto per noi, perché ci ama senza limite alcuno.
Dio, con tutti noi, si è gia dmostrato un Padre fedele.
Tocca a noi, adesso, dimostrargli di essere figli che meritano la sua fiducia, affinché possa darci tutto ciò che il mondo non potrà mai darci, cioè la vita eterna.
Facciamo si che si fidi di noi, cosi che ci incoraggi in ogni nostro bisogno e pronunci a noi quelle meravigliose parole di vita eterna: “non sei più servo, ma figlio”, quindi erede per grazia Sua.
Dio è il nostro “Abba”, rivolgiamoci a Lui, che è l’unico e il solo che ci attende a braccia spalancate da sempre.
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